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Tutti noi prima o dopo nella vita abbiamo sentito dai nostri professori del liceo: ” prima di studiare le opere di un autore dobbiamo analizzare bene la sua vita, per evidenziare gli eventi che ne hanno caratterizzato il pensiero”. De Andrè non è da meno, egli infatti fu molto influenzato dalle vicende che si successero nella sua breve, anche se  intensa vita, esistenza.

La prima fase della sua vita, la giovinezza, fu caratterizzta da numerosi episodi che  fecero intuire immediatamente la sua indole forte,  da ribelle. Infatti fu cacciato prima dalla scuola elementare gestita dalle suore, per il suo cararattere poco gestibile e in seguito dall’istituto di gesuiti dopo essere stato vittima di attenzioni di tipo sessuale da parte di uno dei padri. Inoltre crebbe in un periodo  particolare: il dopo guerra italiano, con idee partigiane, influenzato anche dal fatto che il padre fu attivo nella restitenza italiana.

In seguito dopo aver seguito diversi corsi universitari, per ultimo giurisprudenza senza però lauerearsi, intraprese la carriera da  musicista. Iniziò a cantare con alcuni suoi amici tra i cui  Gino Paoli. Dopo il primo matrimonio  e la nascita del primogenito Cristiano, decise di finire gli studi universitari per provvedere al mantenimento della famiglia.

La terza fase è quella della svolta, infatti un suo teso, ” La canzone di Marinella”, fu portata al successo da Mina. De Andrè così riuscì a mantenere la sua famiglia senza dover mettere da parte la sua più grande passione: la musica. Nei suoi testi iniziano a comparire forti critiche verso la politica e le sue contraddizioni, la religione e le sue gerarchie.

Dal 1961, con la pubblicazione del suo primo disco e poi in segiuto con gli anni ’70, fu la fase più proficua per il poeta genovese. Continuò nei suoi dischi a rappresentare le proprie convinzioni rivoluzionarie e a volte scomode sulla politica e la religione. Inoltre in questo periodo Fabrizio collabrò con numerosi e famosissimi artisti quali De Gregori, Gennari ed infine nel 1979 con il gruppo musicale P.F.M., che riarrangiarono le sue canzoni e le portarono in giro in tutta Italia in un tour molto fortunato.

Un momento molto importante della vita del cantautore fu il sequesto da parte dell’anonima sequestri di cui fu vittima, in Sardegna, insieme alla seconda moglie Dori Ghezzi da cui in seguito ebbe la sua secondogenita Luvi. Questo lo segnò molto e diede vita a un nuovo album: “L’indiano”. Qui in alcune canzoni, quali “l’Hotel Supramonte”, raccontala vicenda della lunga prigionia dando sempre più enfasi alle sue idee di uguaglianza e di riguardo verso le minoranze sociali come i proletari.

L’ultima fase della sua vita lo vide collaborare nuovamente con grandi autori italiani quali  Ivano Fossati e lo  consacrò al pubblico come grande poeta  e grande cantautore grazie anche al suo ultimo tour del 1998. Nello stesso anno gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni che lo portò alla morte l’anno seguente, nella notte dell’11 Gennaio.

Una vita travagliata quella dell’autore genovese. Una pecularità di molti geni della musica o della letteratura, ma quello che mi chiedo è :”  per essere ricordato e rimanere nei cuori e nella mente di tutti bisogna, per forza, vivere situazioni non sempre positive come per Fabrizio? “

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